2029

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Crimson [D]iable
view post Posted on 6/11/2004, 12:45




#Piccolo incipit: questa è una storia, ho fatto un certo lavoro di approfondimento sugli armamenti e sulle #situazioni, come si capisce dal titolo è ambientata nel futuro. Detto questo accente i vostri terminali per la #realtà virtuale e non fiatate.
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#CODE: Hex 068
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Era una fredda giornata, sul tardi, le nuvole stavano già tingendosi di arancione, i cittadini si stavano preparando a ritornare nelle loro case. Iniziò a piovere mentre la grande città cominciava ad illuminarsi, quasi come un’affascinante magia. La pioggia si fece più incessante, alcune pozze si erano create sulle strade non perfette. Eraclide era appostato, era uno dei soldati migliori, già dalla nascita e l’addestramento lo aveva reso perfetto; l’obiettivo era entrato nel palazzo, con la mano prese il proiettile e lo inserì nel tamburo, lo chiuse delicatamente come suo solito, la pioggia scrosciava sempre più diminuendo la visibilità, tolse con la mano le goccioline d’acqua dalla fredda canna, mise l’occhio davanti al gruppo ottico del mirino telescopico. Un rapido colpo esplose, attutito dal silenziatore, e il corpo ormai esanime dell’obbiettivo cadde a terra. La prima parte della missione era compiuta, ora sarebbe arrivato il bello.
Doveva andarsene da lì, i droidi poliziotto subito si allertarono e in meno di 12 secondi fu fissato un cordone di sicurezza; questo aveva due motivi: impedire all’assassino di scappare e di coprire l’accaduto ai giornalisti. Ma lui aveva previsto tutto, prese il fucile e lo chiuse nella sacca, fece sparire le prove, le impronte digitali non lo preoccupavano visto che non le aveva. Dando una rapida occhiata controllò di non aver dimenticato nulla, scese le scale claustofobiche del vecchio edificio, respirava profondamente, si sentiva chiaramente l’odore del ferro, e ancora una volta si preoccupò di lasciare meno tracce possibili.
Finalmente arrivò giù in cantina, la caldaia era vicina e ne sentiva il calore. Dalla borsa prese la tuta subacquea in neoprene nero e afferrò da sopra la caldaia un contenitore, al suo interno vi era acqua saponata calda, versò il contenuto nella tuta prestando attenzione a farla bagnare interamente mentre continuava a respirare profondamente. Sentiva già i droidi che controllavano il palazzo, mentre finiva di bagnare la tuta contò il numero di nemici e valutò le loro distanze, doveva sbrigarsi erano vicini. In pochi secondi si mise la tuta. I rumori dapprima attutiti si intensificarono, erano sopra di lui, prese la maschera e sa la mise, con un rapido gesto legò borsone e sacca col fucile alla mano sinistra, aprì la grata che dava sulle fogne trattenendo il respiro. La porta si aprì e due droidi entrarono ma Eraclide si era già tuffato, era finita. Un poliziotto si accorse che la grata non era chiusa bene, estrasse dal braccio la pistola ad impulsi, si accertò che fosse carica e aprì di scatto la grata. Ciò che vide fu solamente acqua di scarico, come protocollo ignorò quel particolare e continuarono a perlustrare la zona mentre l’assassino passava tranquillamente sotto i loro arti metallici.
Poco più in là un tombino si aprì e Eraclide uscì coperto da guardi indiscreti dal furgone che aveva parcheggiato prima di arrivare sul luogo, si tolse la muta ancora calda e posò tutto dietro. Prese la chiave, avviò il motore ed andò verso la periferia, era stato un fantasma come al solito.

Edited by Crimson [D]iable - 6/11/2004, 13:56
 
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view post Posted on 7/11/2004, 15:50
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ma.. bellissima *_*
se vi è un continuo voglio leggerlo **
è fatta molto bene sia nello stile di narrazione che nelle descrizioni, molto bella davvero
 
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Crimson [D]iable
view post Posted on 7/11/2004, 19:36




#ed ecco a voi il secondo atto di questo mio racconto insensata, spero che vi piaccia, questa seconda parte è #diversa dalla prima, è più lunga, portate pazienza, e inoltre inserisce degli elemnti ben precisi cosa che #succederà da qui in poi.
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#CODE: Kan 309
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La gloriosa città di New York ospita il Palazzo di Vetro, unico palazzo ancora costruito alla vecchia maniera, questo luogo è forse il più importante di tutta la terra, al suo interno ospita l’UNO. Su quella moltitudine di vetri il riflesso della città con quei suoi colori azzurri e rosa molto caratteristici è mozzafiato, le aste con le varie bandiere nazionali sventolano sotto la lieve brezza che viene da sud ovest. Eraclide cammina in direzione dell’entrata del palazzo, è vestito in modo impeccabile, giacca e pantaloni abbinati di colore blu scuro, camicia di seta azzurra e l’immancabile cravatta di cattivo gusto che contraddistingue gli avvocati, porta con sé una borsa nera a tracolla ed uno zainetto con un portatile all’interno. Arrivato alla porta saluta le guardie, queste lo guardano con sospetto ma ogni titubanza si dissolve quando l’avvocato consegna loro un foglio; una volta entrato si diresse verso gli ascensori, la sua destinazione era il trentaseiesimo piano, l’archivio dell’organizzazione. Si mise subito al lavoro per cercare il fascicolo che trovo quasi subito.
Si diresse verso la sala al piano superiore usando le ampie scale, fece passare una avvenente bionda in un tailleur rosso molto provocante e le fece un complimento accompagnato da un sorrisetto, lei arrossì. La riunione con tutti gli altri avvocati fu molto intensa e dibattuta, l’argomento poteva scatenare una vera e propria guerra commerciale fra Cina e il sud america; e ovviamente gli avvocati delle due parti erano stati chiamati a tentare di raggiungere un accordo. Solo in serata fu raggiunto l’accordo, tutti andarono in bagno come per liberarsi della tensione, passati circa venti minuti tutti si ritrovarono nella hall per andare a cenare, tutti tranne due.
Uno di questi era Eraclide e l’altro era il presidente della commissione cinese, gli altri partirono subito alla loro ricerca preoccupati che fosse successo qualcosa, ma li ritrovarono quasi subito nella celeberrima sala dei dibattiti a giocare a dama, ci fu una sonora risata e con fare scherzoso il resto degli avvocati si avviarono verso il ristorante che era stato riservato loro mentre l’accesa partita finì solo poco prima del cambio di data con la vittoria di Eraclide, i due sfidanti si congedarono e uscirono dalla sala, arrivati di fronte all’entrata Eraclide si accorse di aver scordato la sua borsa nella sala e, dopo aver rifiutato varie volte l’invito dello stremato amico cinese, ritornò da solo indietro a recuperare la sua borsa.
Ciò non era una dimenticanza ma una mossa strategica, difatti l’obiettivo della sua missione era ancora all’interno del palazzo, aveva calcolato i tempi e adesso quella persona si doveva trovare ancora in ufficio, quindi entrò con fare deciso nella stanza perfettamente pulita, individuato l’obbiettivo seduto sulla sedia, arrivò alle spalle, posizione ideale. Cominciò a massaggiarle e la donna in tailleur rosso emise un gemito trasalendo, non se lo aspettava ma era qualcosa di piacevole, lui le disse che sulle scale l’aveva vista triste e aveva avuto l’idea di invitarla a cena, purtroppo il lavoro svolto non gli aveva permesso di liberarsi prima. La donna acettò quell’uomo aveva un qualcosa che l’attirava, e quel qualcosa erano i fermormoni liberati dalla pelle di Eraclide.
Una volta nel ristorante ebbero una piacevole cenetta, lei bevve troppo e stette male, chiamata una ambulanza fu portata al più vicino ospedale ma non ci fu nulla da fare, attacco cardiaco fulminate. Neanche un miracolo l’avrebbe potuta salvare, quando apprese la notizia Eraclide fu colto da uno shock emotivo, il dottore lo consolo per un paio di minuti e gli disse che doveva riprendersi, la morte è solo una prova imposta dal caso. Una volta uscito dall’ospedale si diresse con fare dapprima stanco, ad un isolato di distanza prese il trasporto individuale veloce per quella che un tempo era Wall Street, si sbarazzò del flacone di medicinali, entrò nel furgone parcheggiato e butto dietro i suoi bagagli e si allontanò.
Il giorno successivo sui giornali apparse la notizia che la presidentessa di una organizzazione di pace era morta in seguito ad un attacco cardiaco fulminate riportato in un ristorante, ancora una volta era stato un fantasma, ed un buon attore.

Edited by Crimson [D]iable - 7/11/2004, 19:43
 
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Crimson [D]iable
view post Posted on 25/11/2004, 23:10




#ho fatto questa puntata lasciando correre la fantasia perdonatemi Smile
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#Code: Own 843
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Il vento sferzava prepotentemente nelle strade della città, le foglie secche degli alberi sempreverdi svolazzavano per i vialoni pieni di automobili descrivendo delle traiettorie molto insolite date dalla loro forma frattalica, il vento era talmente forte che le persone, di ritorno dal lavoro e dirette verso casa, facevano fatica a camminare in qualsiasi direzione; decisamente un fatto insolito per una città come quella, dove il tempo era controllato grazie ad un sofisticato calcolatore, probabilmente era andato in avaria, le nanomacchine avrebbero risolto in un paio di ore. Ma il vento era troppo anche per Eraclide, un tiro dalla lunga distanza avrebbe potuto mancare il bersaglio di molti metri, così parcheggiò il furgoncino vicino all’angolo del palazzo con una bomba con comando a distanza con carica in diversi punti in modo da simulare un incidente di accensione. A causa del vento poche persone erano in giro, un pedone si avvicinò, era troppo preoccupato a non volare via, un rapido e preciso gesto e la giugulare fu premuta con la forza necessaria a rompere la trachea spostando il pomo di Adamo, sarebbe morto nel giro di un paio di secondi. Nessuno lo aveva visto, prese il cadavere e lo mise in una posizione di addormentato al posto di guida, prese la sacca dal retro e si diresse verso l’hotel “Tristano”.
Questo hotel era uno dei più prestigiosi della città, era quasi diventato una meta turistica obbligata per la visita della scarna città. Passo in tutta calma la hall, arrivò davanti all’ascensore e vide una enorme coda per salire, tutti che volevano andare alla cupola panoramica da cui si vedeva tutta la città, era molto suggestiva, romantica e affollata; decisamente non era quella la sua meta, si avviò verso le scale, contò i secondi che le porte impiegavano a chiudersi, potevano sempre tornare utili. L’obbiettivo era al centoventunesimo piano, ci avrebbe circa dieci minuti e arrivare senza fiatone e senza sudore, saliva e contava gli scalini e nel frattempo stava elaborando un piano di fuga, doveva improvvisare.
La porta 20003 era chiusa a chiave, era chiamata la stanza del commissario, isolata e vicino alle scale, ideale per un crimine, dal furto all’omicidio, e lui era lì per questo. Aprire la porta non gli fu difficile, erano serrature a DNA, bastava una cellula dell’obbiettivo o, più semplicemente, smontare la serratura. Entrò nella stanza senza fare il minimo rumore, la sua mano destra teneva la borsa nera, la mano sinistra era sull’impugnatura della pistola, sparare senza estrarla era rischioso, troppo rischioso; una rapida occhiata e vide del ghiaccio per tenere in fresco lo champagne; un rumore provenne dal bagno, l’obiettivo stava tornando, velocemente prese tre cubetti di ghiaccio e ne lanciò uno vicino alla porta del bagno, l’obiettivo, uscendo dalla doccia, prese un asciugamano e cominciò ad asciugarsi i capelli e, avendo la visuale coperta dall’asciugamano mise il piede destro sul cubetto di ghiaccio e scivolo all’indietro, contemporaneamente Eraclide spicco un salto abbastanza poderoso da arrivare sopra l’obiettivo, in aria lanciò il secondo cubetto in fronte in modo violento, la testa dell’obiettivo si inarcò all’indietro e colpì per terra violentemente con la nuca, con l’ultimo cubetto di ghiaccio occluse la trachea, quando il cubetto si sciolse l’obiettivo era già morto.
Eraclide si avvicinò alla finestra, prese dalla tasca il telecomando per la bomba, prese la borsa nera e se la mise a tracolla, rimontò il la maniglia della porta, aprì la finestra ed impostò il timer di chiusura su centoventi secondi, il vento non era ancora cessato e scompigliava il vestito; premette il bottone dell’esplosione e si buttò giù dalla finestra, aprì braccia e gambe e in pochi nanosecondi le nanomacchine avevano costruito delle membrane per planare. Atterrò sul palazzo di fronte e come al solito l’obiettivo era stato eliminato e l’assassino praticamente un fantasma.
 
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Astralh
view post Posted on 11/1/2005, 23:11




E bravo Diable ... bellissima...avvincente..davvero...sxo in un quarto capitolo... bravo...complimenti...mi inkino davanti a cotanta bravura....
 
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Crimson [D]iable
view post Posted on 12/1/2005, 23:40




#questo è un la prima parte di un capitolo, vediamo per la prima volta eraclide non impegnato nella #missione, stay tuned
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#Code: Tkp 065
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Finalmente il maggiore aveva dato ai suoi soldati una settimana libera, 168 ore di libertà quasi totale, molti avrebbero voluto far ritorno a casa o andare dalla propria amata, ma questo non era possibile. Dal canto suo Eraclide prese le sue poche cose di proprietà, un accendino, la medaglietta in ferro dei soldati, il suo coltello in oricalco, i vestiti civili e il CD musicale di cui non sapeva neanche il nome.
All’uscita della caserma passarono sotto quello che una volta era un metal detector per attivare il chip di localizzazione impiantato alla base del cervello. Una volta usciti dalla caserma i soldati si sparpagliarono per la città, non si sarebbero rivisti prima di una settimana e nessuno saluto nessuno. Eraclide stava camminando in una via del centro osservando e analizzando tutte le vetrine, aveva una considerevole somma in tasca e poteva comprare quasi qualsiasi cosa esposta in quelle vetrine, ma non era interessato a nulla, guardava solo il riflesso della gente comune sugli olovetri. Proseguendo nella sua camminata fu urtato da una donna che stava correndo, quando si girò si accorse che la donna era a terra ferita e subito dopo sentì degli spari in aria, una banda di Sciacalli si stava avvicinando.
Nel giro di pochi secondi per strada ci fu una fuga generale, erano famosi per la loro violenza e nessuno ci teneva restare ucciso. Rimasero solo la donna ferita, gli sciacalli e tra di loro Eraclide che non sapeva cosa fare, non gli era mai capitato qualcosa del genere e non sapeva come comportarsi. Come prima cosa fece ciò per cui era addestrato, si preoccupò di curare la ferita della donna e di applicare una rudimentale garza utilizzando una manica del vestito della donna. Quando stava ancora facendo il nodo quello che sembrava il capo sparò verso di loro, aveva una pessima mira ma un pezzo del proiettile colpì in faccia Eraclide e la piccola ferita cominciò a sanguinare.
La reazione di Eraclide fu quella di prendere la donna e scappare, se la caricò in spalla curandosi di non traumatizzare ulteriormente il ferito e cominciò a correre, non era molto pratico della zona ma grazie al suo senso di orientamento e ad alcuni trucchi insiti nel suo addestramento seminò la banda di sciacalli e si diresse verso un magazzino che aveva adocchiato durante la fuga.
Una volta dentro trovò un medikit nell’infermeria dell’azienda proprietaria del capannone e inizio a medicare la ferita alla donna, non sapeva come mai lo stava facendo, si sentiva esattamente come quando eseguiva gli ordini, ma lui non ne aveva ricevuti. Così ricucì il taglio al ferito e il suo potenziamento biologico aveva già provveduto a cicatrizzare il taglio, oramai non rimaneva che un ricordo.
Durante la notte prese la donna, ancora dormiente e si diresse verso quella che si poteva chiamare casa, in realtà era un umido scantinato con un letto piuttosto largo, una libreria molto fornita, un lavandino, un fornello da campeggio, un computer e un armadio. Ovviamente tutto questo erano i premi che era riuscito ad ottenere dalle missioni, l’Amministrazione lo riteneva uno dei migliori.
Un paio di giorni dopo la donna si svegliò e vide Eraclide seduto sulla sedia mentre stava fissando qualcosa sul muro, ma sembrava come assente; poi si accorse che la donna si era svegliata e spiegò, con una cura maniacale per i dettagli, cosa era successo. La donna lo ringraziò e raccontò di come si fosse ferita e del perché il gruppo di Sciacalli la stesse seguendo, lei era la figlia di uno dei suoi obbiettivi, ucciso con un colpo di fucile in una giornata di pioggia.
Osservandola meglio si accorse che non era ancora donna, ma ragazza e ancora non capiva il motivo di perché l’aveva salvata da morte certa, lui era nato ed addestrato per uccidere.
 
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Crimson [D]iable
view post Posted on 15/1/2005, 00:10




#Rieccoci qui per la seconda parte di questo capitolo... spero vi piaccia, come tutti gli altri
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#Code: tkp 165
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Nello scantinato dove stavano Eraclide e la ragazza faceva fresco ed era molto umido, a causa di una infiltrazione d’acqua c’era un secchio per terra che era quasi pieno. Si alzò e prese l’altro secchio per cambiarlo con l’altro ma si accorse che erano entrambi pieni, allora li portò fuori per svuotarli, si girò verso la porta dello scantinato e vide che la ragazza che lo stava osservando con uno sguardo che non gli avevano mai rivolto, fu preso da una sensazione stranissima, che non aveva mai provato: il cuore ebbe come un tonfo doloroso ma era piacevole. Lei chiese il suo nome e lui rispose come era stato addestrato a fare e rientrò nello scantinato si diresse verso l’infiltrazione e mise sotto la goccia un secchio vuoto e l’altro lo posò a fianco. La ragazza rientrò e si sedette sul letto facendo una smorfia di dolore e cominciò a fare delle domande tartassanti: provenienza, lavoro, famiglia e altre questioni personali. Eraclide non sapeva come rispondere dato che di quelle domande o era stato addestrato a non rispondere o non conosceva le risposte, dato che lei non la smetteva disse che lui sapeva soltanto il suo nome e non poteva rispondere ad altro. Allora la ragazza propose di uscire a fare un giro approfittando della giornata di sole, nonostante fosse molto fredda, quella richiesta suonava come un ordine alle sue orecchie e lo eseguì.
Dopo un paio di ore di passeggiata la ragazza si accorse che Eraclide aveva solo una giacca nonostante il freddo da nevicata, ma non presentava i classici segni di chi aveva freddo; insieme andarono ad un fast food, lei era affamata e ordinò da mangiare per due persone, lui prese soltanto un gelato, non aveva bisogno di nutrirsi molto. Quando stava per pagare lei lo fermò e disse sorridendo che era il minimo per ringraziarlo pagare il suo gelato, un nuovo tonfo del cuore.
Sulla via del ritorno ci fu come un dejà vu, la banda degli Sciacalli li aveva trovati, per caso o perché li stavano cercando, ma fatto sta che li avevano trovati in una stradina secondaria, lontano da occhi indiscreti, ed erano praticamente accerchiati.
Colui che sembrava il capo si fece avanti e estraendo la pistola si mise a parlare, di quanto fosse amareggiato che un paio di giorni prima fossero scappati e che non si fossero visto, disse anche che avevano un conto in sospeso con lei, dato che si era ribellata come loro schiava; lei stava gia tremando di paura, Eraclide era impassibile come suo solito, questo fece irritare non poco il capo che si avvicinò e cominciò ad insultarlo pesantemente sia lui che sua madre che sia sorella, Eraclide non si smosse, sembrava che non fosse neanche presente e la ragazza lo guardava ancora più terrorizzata la situazione ora che il capo di quella banda si stava arrabbiando.
Il resto della banda ormai incitava allo scontro e il capo raccolse l’invito premendo nelle parti basse di Eraclide la pistola, neanche stavolta si mosse. Il capo allora puntò la pistola contro la ragazza e cominciò a premere il grilletto.
Fu tutto fulmineo, Eraclide mosse la mano sinistra che andò a mettersi sul carrello bloccandolo con una forza superiore a quella meccanica della molla, la ragazza si spostò in avanti e tutta la folla aspettò lo sparò. Con un gesto da esperto maneggiatore di pistole sfilò il carrello facendo uscire canna e proiettile dal calcio della pistola, contemporaneamente prese con la destra la mano del capo e con un lieve movimento ruppe il polso del capo che urlò per il dolore.
Dopo due minuti in quella stradina rimanevano solo Eraclide e la ragazza, che ringraziò nuovamente il suo salvatore e aggiunse che in questi paio di giorni non aveva ancora detto che si chiamava Cloe. Un nuovo tonfo.
 
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