|
Ai piedi della statua del signore dei ninja, sedeva una figura coperta da un manto scuro. Vista dall'alto sarebbe potuta apparire come una macchia nera che andava ad insozzare la perfezione di una tela immacolata, incorniciata da mille colori. L'iridi dorate erano rivolte alle pietre che lastricavano la bianca pavimentazione della piazza, lentamente vennero sollevate, così che potessero mirare la vita che continuava a scorrere: bambini che giocavano tra di loro, persone intente a parlare. Eppure, tutto quel che lo circondava perse interesse. Il pensiero che l'aveva scosso era divenuto tanto assordante quanto alienante. Certo, in egli albergava immenso dolore, ma a quest'ultimo riuscì ad aggiungersi nuova sofferenza. L'infausta notizia della dipartita del signore dei ninja, cosa che lo colse indubbiamente impreparato. Con lo sguardo perso nel vuoto rammentò il primo allenamento con il suo amico: egli lo attendeva sdraiato sul ramo di un albero, con il suo solito fare spensierato. La mano, bardata dalla nera armatura, venne stretta con molta forza. Rabbia. Tra le dita poteva essere intravisto quel che restava di un foglio di carta, di una lettera, per essere ancor più precisi. Un gran senso di calore trovò spazio al centro del suo petto. Poté sentire il suo cuore pulsare, i muscoli erano invece tesi, come se fossero pronti a scattare. Ma... questo non accadde. All'ira si accostava un profondo senso di rassegnazione. Le labbra si schiusero, così che un soffio d'aria potesse infine trovare la libertà ed unirsi allo spirare del vento. I capelli corvini vennero cullati da quella brezza gentile, mentre i ricordi con la stessa irruenza di una valanga si fecero largo nella mente del tetro figuro: le innumerevoli chiacchierate, le discussioni sull'Armata, i vari allenamenti e le avventure. Mentre le palpebre si accostarono fino a chiudersi, egli si alzò portando la mano sinistra alla schiena, dove afferrò un'arma coperta da un tessuto logorato. Si voltò verso la statua del signore dei Ninja ed innalzò al cielo ciò che reggeva. Il panno cadde a terra rivelando le fattezze dell'arma: si trattava del Tridente Marino di Dan. Alcune settimane prima Seraph aveva comprato da un famoso mercante quell'arma, riconoscendola. Già allora ebbe dei sospetti, ma non aveva conferme. Tuttavia queste non tardarono ad arrivare: l'abbraccio della realtà si rivelò crudele nella sua stretta.
Conficcò il tridente al fianco della statua del signore dei Ninja, per poi sollevare lo sguardo verso il volto della statua di Dan:"Lo sai, non sono mai stato un gran chiacchierone... Ma... ti posso giurare che conserverò per sempre il ricordo di quei giorni. I giorni in cui abbiamo dimostrato la nostra fratellanza." Allungò una mano verso la statua, quasi come se volesse toccarle la spalla. Le dita poi, lentamente trasformarono la mano in un pugno."Addio Dan... E' stato per me un onore essere tuo amico." Chiuse gli occhi, celando alla realtà circostante le sue iridi dorate. Poi lentamente si voltò... e riaprì le palpebre. I suoi pesanti passi lo portarono lontano da quel luogo, nel mentre il tridente si pietrificò gradualmente divenendo parte integrante della statua. Mentre camminava non un'emozione traspariva sul suo marmoreo volto, ma la sofferenza in lui era sincera.CITAZIONE E' stato bello conoscerti, Dan. Spero ci sia qualcosa dopo, così che ci si possa incontrare ancora. Edited by Seraph Andrew - 18/10/2012, 20:25
|